Un duro lavoro, come dura era la vita, le mani in costante contatto con l’acqua non erano nemmeno il disagio peggiore, la vera sofferenza era dovere stare per ore ed ore chinate, protese in avanti, allungate verso l’acqua del fiume, per insaponare, sciacquare e strizzare i panni.
Per rendere sopportabile queste lavoro, nel tempo è stata adottata una particolare asse per lavare, che aiutava il corpo a mantenere una postura migliore, più centrata, comoda, nella completa scomodità del gesto fisico.
Questa grossa asse rettangolare, con le tipiche scanalature per “lavorare” la biancheria, era stata concepita con una particolare forma che si adattava perfettamente alla zona delle anche delle lavandaie, faceva in modo che nel protendersi in avanti, il bacino rimanesse arretrato, vi fosse un movimento iniziale del bacino simile ad una leggera rotazione verticale verso il posteriore (oggi lo definiremmo anteroverso) che manteneva la schiena dritta, le spalle aperte e un’apertura più generale del tronco. Se quelle donne vi avessero fatto caso, avrebbero notato che anche la respirazione ne poteva giovare. Questa postura, in realtà volutamente costretta, consentiva anche di avere una maggior flessione in avanti del busto, permettendo loro di raggiungere l’acqua più facilmente. L’asse aveva un sostegno centrale particolarmente sagomato, con una consistente bombatura, anche questo era stato studiato per uno scopo, mantenere le ginocchia aperte ed evitare che potessero flettere all’interno, un’altra costrizione essenziale per arrivare a sera senza eccessivi dolori alle ginocchia e senza che, con l’andare del tempo e con la vecchiaia, la possibilità di camminare agevolmente fosse compromessa.
Il movimento delle braccia avveniva in avanti ed indietro con un leggero accenno di rotazione in estensione.
Per rendere sopportabile queste lavoro, nel tempo è stata adottata una particolare asse per lavare, che aiutava il corpo a mantenere una postura migliore, più centrata, comoda, nella completa scomodità del gesto fisico.
Questa grossa asse rettangolare, con le tipiche scanalature per “lavorare” la biancheria, era stata concepita con una particolare forma che si adattava perfettamente alla zona delle anche delle lavandaie, faceva in modo che nel protendersi in avanti, il bacino rimanesse arretrato, vi fosse un movimento iniziale del bacino simile ad una leggera rotazione verticale verso il posteriore (oggi lo definiremmo anteroverso) che manteneva la schiena dritta, le spalle aperte e un’apertura più generale del tronco. Se quelle donne vi avessero fatto caso, avrebbero notato che anche la respirazione ne poteva giovare. Questa postura, in realtà volutamente costretta, consentiva anche di avere una maggior flessione in avanti del busto, permettendo loro di raggiungere l’acqua più facilmente. L’asse aveva un sostegno centrale particolarmente sagomato, con una consistente bombatura, anche questo era stato studiato per uno scopo, mantenere le ginocchia aperte ed evitare che potessero flettere all’interno, un’altra costrizione essenziale per arrivare a sera senza eccessivi dolori alle ginocchia e senza che, con l’andare del tempo e con la vecchiaia, la possibilità di camminare agevolmente fosse compromessa.
Il movimento delle braccia avveniva in avanti ed indietro con un leggero accenno di rotazione in estensione.
Potremmo vedere molta saggezza in questi gesti delle lavandaie del Po, nel loro “guazzare” a pelo d’acqua.
Una lontana domenica di Gennaio ho conosciuto una persona molto speciale, ha tenuto la lezione del pomeriggio ADO-UISP per insegnanti di Tai Chi Chuan. Sono rimasto colpito dai modi, dalla pacatezza, dal vigore e dalla semplicità con la quale portava avanti progetti per l’aiuto di chi ha meno possibilità di riuscire nella vita.
Nella pausa ho preferito rimanere ad ascoltare quello che stava raccontando, sempre in maniera aperta ed allegra come è solito fare, ne è uscita, tra le altre, la storia delle lavandaie del Po, è stato lui a raccontare dettagliatamente la storia di questa particolare asse per lavare, anche se non essendo praticante di Tai Chi non poteva cogliere le similitudini posturali fra l’asse delle lavandaie del Po e l’ottavo esercizio taoista “La tartaruga sacra guazza”.
Comunque è un esempio in più di come le belle persone, anche con semplici racconti, sappiano trasmettere sempre qualcosa di importante e trasmettano il Vero, anche senza rendersene conto.
Il dipinto dal titolo: “Le lavandaie” è di Nino Carrara - 1929