martedì 24 gennaio 2012

Le Lavandaie del Po e la Tartaruga Sacra Guazza (ottavo esercizio taoista)



Un duro lavoro, come dura era la vita, le mani in costante contatto con l’acqua non erano nemmeno il disagio peggiore, la vera sofferenza era dovere stare per ore ed ore chinate, protese in avanti, allungate verso l’acqua del fiume, per insaponare, sciacquare e strizzare i panni.
Per rendere sopportabile queste lavoro,  nel tempo è stata adottata una particolare asse per lavare, che aiutava il corpo a mantenere una postura migliore, più centrata, comoda, nella completa scomodità del gesto fisico.

Questa grossa asse rettangolare, con le tipiche scanalature per “lavorare” la biancheria, era stata concepita con una particolare forma che si adattava perfettamente alla zona delle anche delle lavandaie, faceva in modo che nel protendersi in avanti, il bacino rimanesse arretrato, vi fosse un movimento iniziale del bacino simile ad una leggera rotazione verticale verso il posteriore (oggi lo definiremmo anteroverso)  che manteneva la schiena dritta, le spalle aperte e un’apertura più generale del tronco. Se quelle donne vi avessero fatto caso, avrebbero notato che anche la respirazione ne poteva giovare. Questa postura, in realtà volutamente costretta, consentiva anche di avere una maggior flessione in avanti del busto, permettendo loro di raggiungere l’acqua più facilmente. L’asse aveva un sostegno centrale particolarmente sagomato, con una consistente bombatura, anche questo era stato studiato per uno scopo, mantenere le ginocchia aperte ed evitare che potessero flettere all’interno, un’altra costrizione essenziale per arrivare a sera senza eccessivi dolori alle ginocchia e senza che, con l’andare del tempo e con la vecchiaia, la possibilità di camminare agevolmente fosse compromessa.
Il movimento delle braccia avveniva in avanti ed indietro con un leggero accenno di rotazione in estensione.
Potremmo vedere molta saggezza in questi gesti delle lavandaie del Po, nel loro “guazzare” a pelo d’acqua.
Una lontana domenica di Gennaio ho conosciuto una persona molto speciale, ha tenuto la lezione del pomeriggio ADO-UISP per insegnanti di Tai Chi Chuan. Sono rimasto colpito dai modi, dalla pacatezza, dal vigore e dalla semplicità con la quale portava avanti progetti per l’aiuto di chi ha meno possibilità di riuscire nella vita.
Nella pausa ho preferito rimanere ad ascoltare quello che stava raccontando, sempre in maniera aperta ed allegra come è solito fare, ne è uscita, tra le altre,  la storia delle lavandaie del Po, è stato lui a raccontare dettagliatamente la storia di questa particolare asse per lavare, anche se non essendo praticante di Tai Chi non poteva cogliere le similitudini posturali fra l’asse delle lavandaie del Po e l’ottavo esercizio taoista “La tartaruga sacra guazza”.
Comunque è un esempio in più di come le belle persone, anche con semplici racconti, sappiano trasmettere sempre qualcosa di importante e trasmettano il Vero, anche senza rendersene conto.

Il dipinto dal titolo:  “Le lavandaie” è di Nino Carrara - 1929

venerdì 20 gennaio 2012

Il carciofo: un fiore e la primavera.

Il carciofo è un fiore che con il suo particolare gusto, rende interessanti svariati piatti della nostra cucina. In realtà ha anche notevoli proprietà terapeutiche dovute prevalentemente alla Cinarina, utilizzata come componente principale di molti rimedi fitoterapici, ma anche nelle medicine convenzionali.
Il carciofo è molto ricco di ferro, sodio, potassio, fosforo (quindi non solo da ricercare nei pesci) calcio (quindi non solo da ricercare nel latte) le vitamine A, B1, B2, C, PP  e per di più fornisce poche calorie.

I principi attivi del Carciofo sono contenuti principalmente nelle foglie che non andrebbero per questo buttate, l’utilizzo delle foglie in realtà non è molto usuale per via del sapore amaro davvero accentuato….ma questa cosa la vedremo meglio in un altro momento.

Le principali proprietà curative del carciofo sono:

stimola il fegato
regola la secrezione biliare (può aumentarla anche del 90%)
purifica il sangue
favorisce la diuresi
ha proprietà disintossicanti
calma la tosse
ha proprietà antiossidanti
ha notevoli effetti sul colesterolo e sui trigliceridi
riduce gli effetti negativi dell’alcol sul fegato
regolarizza la funzione intestinale (oltre ai principi attivi ha un altissimo contenuto di fibre)

Controindicato soltanto in gravidanza in quanto potrebbe ostacolare la produzione del latte materno e conferirgli un sapore non gradito al neonato.
L’ideale sarebbe mangiare il carciofo crudo, tagliato finemente, con solo un po’ di olio e sale, i gambi sono forse la parte migliore, meno amara, anzi in alcuni casi hanno quasi un retrogusto dolce. La cottura, se fatta a vapore, preserva molte delle sostanze utili all’organismo.



Per queste preparazioni è indispensabile scegliere carciofi molto freschi, si riconoscono dalla compattezza delle punte, devono avere una buona consistenza alla pressione, senza schiacciarsi o appiattirsi, il gambo deve potersi spezzare  facilmente ed avere le foglie fresche.

Dire carciofo vuol dire Fegato! La principale azione che il carciofo è in grado di esercitare è sull’insufficienza epatica. L’ insufficienza epatica può causare digestione lenta con conseguente sonnolenza dopo i pasti, bocca amara, alito pesante, nausea, stitichezza, emicranie, ma anche disturbi dermatologici, forfora ed altre sintomatologie apparentemente non legate in prima istanza alla digestione.
Questi disturbi compaiono o si accentuano talvolta nei cambi di stagione, soprattutto in primavera dove il corpo e quindi il fegato sono chiamati ad un surplus di lavoro per liberarsi da tutte le tossine prodotte durante l’inverno.
Per questo motivo è sempre bene anticipare la stagione primaverile con una depurazione del fegato, il carciofo ed i suoi derivati fitoterapici sono l’ideale per questo lavoro.  Sarà per questo che la Natura ha provveduto a fare in modo che il carciofo crescesse e desse i suoi frutti nel periodo invernale? Non è mai un caso quello che succede in Natura!

Quindi in questo periodo sarebbe l’ideale mangiare carciofi, utilizzare anche le foglie, si potrebbero aggiungere alle minestre, tenendo conto del sapore molto amaro, sarebbero ideali delle tisane fatte con le foglie di carciofo se il sapore non fosse veramente difficile da accettare. Potremmo però assumere i principi attivi del carciofo senza dover per forza accettare il suo sapore amaro utilizzando prodotti fitoterapici naturali chiamati  “Tinture madri” non sono altro che un concentrato dei principi attivi delle varie piante, ottenuti per macerazione idroalcolica, quindi perfettamente naturali. Si trovano in tutte le erboristerie, negozi di prodotti BIO ed anche in farmacia.

E’ interessante vedere come anche la Medicina Cinese consideri la primavera, legata all’elemento Legno e quindi al Fegato.
La primavera è alle porte, tra poco parleremo anche di questo argomento, per il momento prendetevi cura del vostro fegato sia con l’alimentazione, che con lo stile di vita, magari praticando maggiormente gli Esercizi Taoisti legati al passaggio di stagione fra inverno e primavera, come vediamo a lezione.






mercoledì 18 gennaio 2012

Diversamente Bello: un "altro" esercizio taoista

Non è un esercizio taoista che si pratica durante una lezione di tai chi, ma un esercizio che dovrebbe essere praticato quotidianamente in un’ottica taoista basata sullo yin e sullo yang.
Spesso siamo guidati dal giudizio, dal mettere qualcosa o qualcuno in una categoria che riteniamo a priori positiva o negativa, così si rischia di perdere qualcosa, magari una grande occasione, solo per una valutazione superficiale.
Lile Drac non sarà un campione di bellezza, da un primo istante potrebbe fare un po’ senso, ma questo filmato è grado di far nascere un sentimento di tenerezza, positivo, opposto, che va oltre la semplice estetica, è proprio la radice dello yin e dello yang, tutto è sempre presente contemporaneamente, gli opposti si avvicendano in un continuo scambio, il fatto che sia così piccolo, ci fa sentire così grandi, il fatto che sia così indifeso ci fa sentire molto potenti, il fatto di sentirci così potenti, ci fa essere delicati  sono gli opposti che si rincorrono …….

Il filmato è bellissimo e la musica eccezionale.........





Io al massimo ho avuto un elicottero radiocomandato, non c'è paragone come esperienza iniziatica di volo.......





sabato 14 gennaio 2012

Ugualmente Bello: XX° esercizio taoista.



E’ uno  degli esercizi taoisti praticati nella nostra scuola, il ventesimo se vogliamo essere precisi. Spesso il nome di questi esercizi ha una grossa corrispondenza con il gesto fisico che stiamo andando ad eseguire, il che rende lampante il significato che il nome cela, sempre molto poetico, come è nella più caratteristica tradizione cinese. In alcuni casi, come questo, il nome dell’esercizio ha bisogno di un passo in più della nostra sensibilità per poterne interpretare il significato, che comunque potrebbe essere diverso ed interessante per ognuno di noi.

L’esercizio comincia da una prima posizione stabile, eretta,  le mani che si sfiorano davanti al petto realizzando la sfera delle braccia, lo sguardo è volto in avanti. Il movimento prosegue con una rotazione laterale, ci si gira su un lato, lo sguardo è ora rivolto in questa nuova direzione, si rimane aperti, sia fisicamente che mentalmente, protesi verso questo diverso punto di vista.  Il movimento prosegue ripassando dal centro, dal punto di origine, per poi andare in maniera speculare sull’altro lato.
Lo sguardo, seguendo il movimento, può spaziare da un estremo all’altro, permettendoci di avere visuali nuove, diverse.

Ugualmente Bello, XX° esercizio taoista, potremmo tentare di interpretare questo nome, basandoci sul movimento fisico,  potremmo pensare che da qualsiasi parte ci possiamo girare potremmo sempre cogliere il bello delle cose. Se passiamo da un punto di vista assodato ad uno nuovo, magari diametralmente opposto non è detto che qualcosa cambi realmente, forse in realtà nulla sta cambiando in maniera veramente importante e l’eventuale cambiamento, anche se importante, non è detto che debba per forza essere negativo.

I cambiamenti che ci spaventano, spesso sono solo una semplice variazione di abitudine.

Qualsiasi cosa capiti può avere un lato o un punto di vista bello o piacevole, qualsiasi cosa ci capiti in un dato momento, forse doveva succedere e molte volte ci si trova a scoprire che questa cosa ha anche migliorato una situazione o magari addirittura la nostra vita.

E’ fondamentale trovare il significato positivo delle cose, cambiare visuale e vedere che un lato diverso, può essere “Ugualmente Bello”.

Davanti ad un grosso o piccolo cambiamento, davanti a situazioni che non sono controvertibili, si deve riuscire a voltare pagina senza grandi rimpianti, si deve arrivare ad uno stato di serenità e buttarsi alla ricerca del positivo che c’è nella nuova realtà con entusiasmo.

Le situazioni che fanno più soffrire sono quelle in bilico, non definite, dove non si ha agio di porre delle basi, poi, quando il tutto tende prendere corpo, su questa eventuale nuova condizione ci si può permettere di lavorare, sviluppandola per renderla più in sintonia con il nostro modo di vedere, insomma nel cambiamento, almeno nel lungo periodo, si può vedere quasi sempre qualcosa di positivo o comunque andare avanti con passo fermo.
Possiamo pensare di applicare questa filosofia sia alle esperienze più provanti che a quelle più banali, queste ultime spesso meglio si prestano per un esempio.
Alcuni anni fa venne soppresso il servizio di pullman nell’azienda dove lavoravo, il massimo della banalità forse, ma utile per fare un esempio. Da un primo momento riuscivo a vedere solo la fine di un periodo, di un’era. A differenza di quasi tutte le persone che conoscevo, non avevo mai dovuto pensare ad un modo per andare “quotidianamente” sul posto di lavoro. C’era una mezzo che mi caricava ed in un ambiente riparato quasi da qualsiasi cosa, mi scaricava alla mia meta, così la mattina come la sera, niente stress, niente traffico da affrontare, biglietti da comprare, era il mio angolo di lettura, mezz’ora al mattino e mezz’ora la sera, per tanti anni, l’unico vincolo un orario inflessibile, tutto sommato non poco, ma per contro l’utilità e l’agio che derivavano da questo servizio mi sembrava compensassero ampiamente ogni rigidità. L’ultimo giorno di utilizzo, mi sono ritrovato a pensare a tutto questo e che dal giorno dopo avrei avuto la prospettiva quotidiana di altre migliaia di persone, alcuni colleghi per esempio dovevano percorrere 40 Km in macchina al mattino ed altrettanti la sera nel traffico ed in quei giorni nevicava a dirotto.

Ugualmente Bello, il ventesimo Esercizio Taoista: in quel momento potevo definirmi a metà dell’esercizio, avevo concluso la mia prima rotazione e me ne stavo a guardare su di un lato, ad una condizione conosciuta che aveva in primo piano solo aspetti positivi e quasi nessun aspetto negativo. Ora ero costretto, come avviene spesso nella vita come nel Tai Chi a cambiare posizione, a tornare ad essere dinamico dopo un periodo di staticità attiva.
Il ventesimo Esercizio Taoista: si ritorna a passare dal punto di partenza, tutto si azzera e ci si volge dalla parte opposta, il panorama davanti a noi è cambiato, diverso, nuovo, sconosciuto, ma se ci sforziamo di guardare con attenzione potremmo vedere che è “Ugualmente Bello”. E’ bastato pochissimo per cambiare completamente la visuale.

Quando hai una situazione particolare e troppo comoda, non ti rendi conto che cominci a rinunciare a molte altre cose, per esempio la totale libertà di azione, o meglio, l’idea stessa della libertà.

Riesci a vedere che per anni, venivi caricato in un punto e scaricato ore dopo sempre nel medesimo, nel mezzo solo la ditta, il classico detto casa&lavoro andare da qualsiasi altra parte comportava dei vincoli logistici e temporali. In quel giorno i vincoli si erano dissolti, prendendo dei mezzi molto più flessibili, potevi vivere al di fuori di questo tragitto, o meglio potevi viverti il tragitto, vedere gente, fermarti per negozi, staccandoti completamente dal discorso delle due mete, dalla partenza, dall’arrivo e dagli orari.

Quella mattina sono andato al metrò, il tempo era bigio, l’aria frizzante, ho acquistato il mio biglietto, ho scelto la carrozza che mi sembrava più tranquilla, c’erano posti liberi a sedere, ho leggiucchiato, mi sono guardato la fauna variegata del mattino, ne ho sentito i profumi, gli odori, i tanfi, i discorsi e gli atteggiamenti. Ho cambiato mezzo e mi sono voluto godere in piedi l’emersione dal sottosuolo in periferia, la MM2 esce allo scoperto ai confini di Milano. Mi sono assaporato la sorpresa di vedere che tutto era imbiancato, nel giro di una mezz’ora il tempo bigio era cambiato ulteriormente ed era caduta copiosa la neve.
Sono arrivato alla stazione e con una certa soddisfazione, mi sono tirato il cappuccio sulla testa e mi sono avviato sotto la neve per le centinaia di metri che mi separavano dalla meta, assaporando ogni differenza di una nuova situazione.
 

Come dicevamo, questo è solo un esempio banale fra i tanti che potremmo fare, ma in tutte le situazioni che possono capitare in una vita c’è sempre una prospettiva che può essere comunque significativa.  Un aspetto che in un primo momento può sembrare peggiorativo può rivelarsi, se visto senza pregiudizi e nella giusta ottica, in tutti i suoi aspetti positivi, nuovo, diverso, ma “Ugualmente Bello”.

Paolo

giovedì 12 gennaio 2012

Zenzero Candito


Una vecchia canzoncina recitava: “basta un poco di zucchero e la pillola va giù” questo è vero sia in cucina che in medicina, ma anche, (e questo era il messaggio profondo della canzone) per quello che ci capita nella vita quotidiana. Oggi penseremo solo all’alimentazione, con un occhio di riguardo alla salute.

Non è detto che lo zenzero fresco riesca ad incontrare il gusto di tutti, in realtà a parte il piacevole sentore caratteristico ed il piccante, non ha un grosso sapore se lasciato solo ed al naturale. Possiamo pensare di aggiungere un po’ di zucchero per renderlo più allettante, anche se lo zucchero non è molto indicato a livello salutistico e bisognerebbe ridurlo il più possibile, in ogni caso non si dovranno mai mangiare grosse quantità di zenzero e quindi non si assorbiranno di conseguenza grandi quantità di zucchero con questa ricetta.

Nel frattempo sto sperimentando un metodo alternativo per ottenere più o meno la stessa cosa riducendo od addirittura eliminando lo zucchero, mi serve giusto un po’ di tempo per ottimizzare il tutto.

Per ottenere la canditura dello zenzero con quella piacevole crosticina cristallizzata in superficie si possono utilizzare metodi che differiscono per numero e tempi di bollitura, oggi utilizzeremo il più semplice e veloce, una sola bollitura ed una quantità di zucchero relativamente ridotta.
Si può usare una dose di zucchero pari al 60% di peso rispetto allo zenzero, questa quantità sarà in grado di garantire sia  la conservabilità del prodotto che la crosticina cristallizzata in superficie, quindi, ogni 100g di zenzero al netto, dovremo aggiungere 60g di zucchero.

In questo caso:

Ingredienti:
500g di zenzero pelato
350 g circa di zucchero

Peliamo lo zenzero, in realtà la buccia è utilissima per altre preparazioni (assicurandosi che sia perfettamente pulita) in questo caso risulterebbe un po’ dura sotto i denti rispetto alla polpa e quindi la eliminiamo.
Tagliamo a listarelle sottili lo zenzero, ricopriamolo con lo zucchero e lasciamolo a riposare.


Dopo qualche ora, complice l’effetto dello zucchero, lo zenzero avrà emesso gran parte della sua acqua (buonissima e molto efficace anche da bere sottoforma di sciroppo) ma ci serve e quindi la lasciamo li, ci è consentito assaggiarne giusto una piccola quantità (sarà piuttosto piccante).


Mettiamo il tutto in una casseruola di acciaio dal fondo pesante e poniamo sul bruciatore più piccolo, quando arriva ad ebollizione abbassiamo la fiamma il più possibile giusto per garantire un placido sobbollire. Il tempo necessario ad ottenere la canditura dipenderà dal quantitativo di acqua emessa dallo zenzero, dovrebbe essere necessaria un’oretta. Fino a che l’acqua sarà presente in maniera abbondante non dobbiamo preoccuparci di seguire l’evoluzione della nostra preparazione, diamo giusto un’occhiatina ogni tanto per non essere presi alla sprovvista. Arriverà un momento in cui la parte liquida sarà quasi completamente evaporata e lo zucchero comincerà a fondersi e bollire, lo si capisce dal tipo di bolle prodotte dal composto, questa invece è una fase che va seguita cominciando a rigirare le fettine di zenzero per farle intridere completamente di zucchero sciolto.



 Lo zenzero tende a fare una patina superficiale lucida ed appiccicosa, le fettine tendono ad ammassarsi e bisogna lavorare un po’ con un cucchiaio anche per staccare lo zucchero dalle pareti del pentolino per evitare che caramelli o bruci. Bisogna aspettare ancora un po’ di tempo ed avremo un composto ancora umido, ma non più bagnato, a questo punto si toglie tutto dal fuoco



 e si rovescia il contenuto su di un piatto o su carta forno separando ed allargando le singole fettine, mano a mano che le fettine si raffredderanno, lo zucchero comincerà ad asciugarsi fino alla completa cristallizzazione, da questo momento le fettine sono pronte per il consumo (in realtà sono buone anche prima, quando ancora appiccicose), si possono conservare in un vaso di vetro pulito ed asciutto per parecchio tempo senza necessità di riporre in frigorifero.



Possiamo gustarci questa preparazione sia direttamente, ma anche come dolcificante per tisane (non è male nemmeno immerso nel vino bianco fresco o bevande dissetanti in estate) però si tratta di gusti personali. Se facciamo un discorso salutista sul consumo dello zenzero, la presenza di zucchero ci consiglia di mangiarne poco……. però… insomma….

mercoledì 11 gennaio 2012

Zenzero alimento e rimedio per eccellenza


Lo Zenzero o “Ginger”  è il nome commerciale del rizoma dello Zingiberis officinalis recens, sicuramente una delle spezie più diffuse al mondo, è usato  nelle preparazioni culinarie e nella farmacopea naturale di  molti paesi sia orientali che occidentali,  ha un sentore che ricorda gli agrumi ed un sapore relativamente piccante.
A parte il discorso gastronomico, lo zenzero apporta sollievo o addirittura è in grado di guarire  numerosi disturbi comuni, tanto che viene utilizzato in molti casi come e vera terapia basata sui prodotti alimentari naturali.


E’ stato ormai confermato da varie ricerche scientifiche che lo zenzero ha le seguenti proprietà curative:
 


- migliora la digestione
- è un disinfettante del cavo orale e del tratto digerente
- aiuta lo stomaco (da utilizzare con cautela in caso di gastrite)
- stimola la secrezione della bile
- aiuta la flora batterica intestinale
- favorisce la peristalsi
- calma la nausea
- stimola la diuresi
- agisce sul metabolismo
- aiuta la perdita di peso nelle diete
- è un valido aiuto per le malattie da raffreddamento e da influenza
- riduce la febbre.
- combatte la tosse, il catarro e l’ostruzione nasale
- regola la pressione arteriosa
- aiuta la riduzione del colesterolo
- ha un’azione anti infiammatoria
- è di aiuto nei dolori articolari

In un recente studio condotto negli Stati Uniti è stata provata anche una sua azione nella prevenzione del cancro (principalmente quello al colon), come aiuto nell’attenuazione degli effetti colaterali dovuti ai farmaci utilizzati nelle terapie antitumorali.
L’azione dello zenzero , come abbiamo visto, aiuta molte problematiche legate alla salute e non ha alcuna controindicazione oggettiva, potrebbe essere un valido aiuto nella riduzione dei farmaci in generale, che per contro producono sempre inevitabili effetti collaterali più o meno blandi.
Bisogna comunque sempre ricordare che l’utilizzo dei rimedi basati sui prodotti naturali ha un approccio diverso da quello che prevede l’utilizzo di medicinali, gli effetti sono più graduali, spesso moderati, le quantità devono essere equilibrate ed assunte in maniera costante anche per lunghi periodi o meglio devono diventare parte integrante della propria alimentazione.
Lo zenzero può entrare facilmente nell’alimentazione quotidiana, possiamo utilizzarlo in varie semplicissime preparazioni. Per problemi legati alla gola o all’apparato digerente è sufficiente mangiarne lentamente alcune sottili fettine dopo i pasti o durante la giornata, si può grattugiare nelle insalate, mettere in infusione nel te o nelle tisane, è possibile frullarlo con acqua zuccherata e berne il succo dopo filtratura, infatti è anche un ottimo dissetante/rinfrescante che viene utilizzato nella preparazione di molte bibite industriali (in questo caso meglio evitare).

C’è da chiedersi: “perché non usarlo quotidianamente?”….infatti!  Non è mai troppo  tardi per cominciare, i negozi bio ne sono pieni ed ora anche i supermercati.

A breve qualche pubblicazione con idee o ricette sull’utilizzo dello zenzero.  

lunedì 9 gennaio 2012

Rapporti di coppia


Le relazioni si sa sono simili agli elastici, in alcuni periodi ci si allontana, si arriva quasi a respingersi, si tende l’elastico fino al limite della rottura, poi in altri ci si avvicina ci si “aggrappa” l’un l’altro.
Ci sono i classici cicli, i rapporti sembrano quasi seguire le stagioni. E’ appena passato un periodo burrascoso, di controversie, di proteste di duri faccia a faccia ed adesso, come per il tempo che volge al bello, come per l’aria che diventa tiepida e colma di profumo, anche noi, non riusciamo più a stare lontani, è un periodo di serenate, di dichiarazioni amorose, proprio come il bel Romeo con la sua tenera  Giulietta, mai abbastanza vicini, mai troppo insieme, non è mai il momento sbagliato per una canzone, per la recita di versi, o una sonora dichiarazione a squarciagola, si vorrebbe poter arrivare a compenetrarsi, a superare il limite del corpo fisico, ma purtroppo non è possibile, ci si deve accontentare di poter entrare nello stesso vestito, il bel Romeo tutto avvoltolato nei panni della sua Giulietta……..

purtroppo in questo caso, Giulietta sono io!!


domenica 8 gennaio 2012

Perchè il lievito naturale?



La panificazione con lievito naturale apporta benefici sia dal punto di vista nutrizionale che salutare.  Una volta tanto il termine "naturale" oggi così tanto inflazionato, è quanto mai pertinente.
Chiamato anche “lievito madre” o "lievito a pasta acida" non è altro che un impasto di acqua e farina lasciato all'aria per un tempo più o meno lungo. In questo tempo, si avviano nell'impasto una serie di fermentazioni dovute allo sviluppo di microrganismi naturalmente "presenti nell'aria", primi fra tutti i lieviti. L'impasto si trasforma così in una coltura di lieviti selvaggi, che , se aggiunta ad un nuovo impasto ne innesca la lievitazione. La preparazione con lievito naturale risulta più lenta e laboriosa di quella effettuata utilizzando panetti di lievito di birra, ma questo processo comporta dei vantaggi dal punto di vista nutrizionale.
Negli strati periferici dei cereali, parti che vengono conservate durante la macinazione della farina integrale, è presente in quantità apprezzabile un acido detto ACIDO FITICO o ACIDO INOSITOL - ESAFOSFORICO.
Attraverso ricerche di laboratorio si è constatato come quest'acido impedisse l'assorbimento di minerali quali ferro, calcio e magnesio.
Infatti, combinandosi con tali metalli, l'acido fitico dà origine ai relativi sali, chiamati FITATI (fitato di ferro, fitato di calcio e fitato dí magnesio).
Essendo questi sali insolubili, è impedito l'assorbimento e la relativa assimilazione da parte dell'organismo. Essendo questi metalli tanto importanti per l'organismo, l'abituale consumatore di prodotti integrali andrebbe incontro ad un rischio concreto di anemia e decalcificazione.
Il ragionamento è di per sè corretto, ma solo se lo si considera da un punto di vista strettamente chimico studiato in laboratorio.
Durante l'atto della panifícazione succede qualcosa di completamentete diverso rispetto alla reazione di laboratorio.
E' stata dimostrata la presenza di un particolare enzima detto FITASI negli involucri esterni del chicco di frumento. Esso ha la proprietà, durante la fase di impasto e di lievitazione, di scomporre l'acido fitico nei suoi costituenti, neutralizzandone, in tal modo, l'azione sequestrante nei confronti di calcio, ferro e magnesio.
A questo punto, però, occorre sottolineare un aspetto fondamentale: la fítasi, per esplicare la propria azione benefica (cioè per neutralizzare l'azione dell'acido fitico), ha bisogno dei realizzarsi di due condizioni.

- di un ambiente opportunamente acido,
- di un tempo piuttosto lungo (alcune ore)

Ebbene, queste due condizioni nella panificazione tradizionale sono entrambe soddisfatte.
Infatti questo fenomeno lievítativo, impiegando all'incirca un giorno per portare a termine il proprio sviluppo, dà tempo alla fitasi di rendere solubili i metalli attraverso la formazione di innocui sali come il fitato di sodio, il fitato di calcio ed il fitato di magnesio.
Nella panificazione eseguita con lievito di birra o con lievito secco, invece, la lievitazione è assai rapida, per cui non si sviluppa un ambiente opportunamente acido né si dà alla fítasi il tempo materiale per poter agire.
Ecco, dunque, perchè la condizione migliore, per ottenere un buon pane, si realizza abbracciando la scelta della fermentazione naturale la quale, oltretutto, presenta degli altri aspetti estremamente vantaggiosi.
L'impasto lievitato, prima della cottura, è un insieme estremamente ricco di cariche vitali (cioè dí funghi microscopici ed in particolare di saccaromiceti) ed enzimatiche.
In seguito alla cottura tale popolazione microbica ed enzimatica viene in gran parte distrutta per effetto del calore. Rimane ancora attiva solo la parte di fermenti saccaromiceti che si trova nella parte centrale del pane, cioè all'íntemo di quel nucleo che, in gergo, è
chiamato "cuore" o "pulcino".
Una volta estratto dal forno il pane, i saccaromicetí presenti nel "pulcino" cominciano a moltiplicarsi, tornando, in tal modo, a rípopolare l'intemo del pane ed arricchendolo di vitamine, amínoacidi e di tutti quei composti che conferiranno via via al pane la
caratteristica fragranza. Ecco perché questo tipo di pane si conserva bene e a lungo ed ecco perchè andrebbe consumato almeno dopo un giomo dalla sua sfomatura, appunto per dar tempo ai saccaromiceti di
ripopolarlo e ritrasformarlo in un cibo veramente "vivo". Ma a tutto ciò si aggiunge un ulteriore importante motivo.
Tra i saccaromiceti esiste un tipo in particolare - il Saccaromyces Elypsoideus - che ha la proprietà di produrre un fattore antimicrobico ed acido lattico.
Entrambi servono a combattere e a contenere diversi germi patogeni (ad esempio le salmonelle) che si potrebbero sviluppare in modo abnorme nel nostro apparato intestinale.
Non a caso, un aumento notevole della salmonellosi, a partire dagli anni '50, è coinciso con la massiccia sostituzione dei pane integrale a lievitazione naturale con il pane bianco.

Molte di queste informazioni sono state prese da:

"Il pane fatto in casa" di W. Penzo edito da Demetra, è parecchio vecchiotto, non so se si trova ancora nelle librerie.

Dicevamo...."Nutrire lo Spirito"........

Spesso basta solo ascoltare............


sabato 7 gennaio 2012

I bambini e la luna da "Il rinoceronte guarda la luna" VI° esercizio taoista

Scende inspirando, proteso, ma aperto, ruota su di un lato, risale. Il rinoceronte alza la testa, guarda la luna e le manda uno sbuffo espirando. E' rilassato e guarda la luna direttamente in faccia, sembra notare le sembianze, valutarne il pallore. Giusto un attimo per osservarla poi riprende il suo movimento, torna a scendere, inspirando, ruotando e rimanendo sempre aperto, è arrivato sul lato opposto, risale, alza la testa, guarda la luna e le manda uno sbuffo espirando. E' ancora rilassato, è tornato a guardare la luna in faccia, ma da questa prospettiva la luna è cambiata, non sembra nemmeno più la stessa luna che aveva visto solo pochi istanti prima.
"Ma siamo sicuri sia la stessa luna?" sembra chiedersi il rinoceronte.....basta cambiare una prospettiva e le cose possono sembrare totalmente diverse....

Tempo fa proprio qui a Sesto San Giovanni in via Casiraghi 115,  c'era un castello,



 un edificio senza alcun valore storico, una casa popolare di ringhiera, ma con un estetica del tutto simile ad un maniero d'altri tempi. Sul fronte verso il viale, un alto muro di cinta tutto merlato abbracciava un cortile dalle dimensioni impensabili al giorno d'oggi. La struttura comprendeva una torre anch’essa tutta merlata che si stagliava alta su tutte le altre case.
Una sera d’estate, dopo cena: troppo presto per portare a termine alcune cose e ormai troppo tardi per cominciarne altre, dal centro del cortile si vedevano tutte le finestre aperte, si sentiva solo un sommesso vociare ed il rumore delle posate nei piatti, tutto aveva i colori della luce offuscata della sera, degli ultimi raggi di un sole che andandosene cominciava a lasciare il posto alla notte, il cielo era tutto un volteggiare di pipistrelli.
Il cortile in questo momento più di altri è il regno incontrastato dei bambini del castello, il momento dei giochi pacati, delle chiacchiere e dei progetti per il giorno dopo, uno dei momenti ideali per fare una delle prime e più grandi scoperte della vita.
Ci eravamo fermati a guardare la luna, fissa, tonda e splendente appiccicata al cielo ad un lato della torre.
Per seguire una qualche idea che aveva voglia di essere rincorsa ci siamo incamminati. A un tratto, guardando il cielo, abbiamo visto che c'era ancora una luna dall'altra parte della torre. Ma come? era di là solo qualche secondo prima?!? Torniamo indietro di un po' di passi, la luna è ancora da questa parte. Ma cosa succede? La luna ci segue o ci sono due lune?
Noi che eravamo furbi abbiamo pensato subito ad uno stratagemma per risolvere l’arcano, "per fregare la luna", alcuni di noi sono rimasti fermi su di un lato della torre, gli altri sono andati a vedere dall'altra parte della torre. Una volta arrivati in posizione ci siamo guardati, con una certa meraviglia abbiamo dovuto constatare che si, c’erano due lune. Ognuno dei due gruppi ora vedeva la sua luna, impossibile vedere contemporaneamente anche quella degli altri.
Ecco dove stava l'arcano, la soluzione poteva essere una sola: ognuno poteva vedere una propria luna, ognuno poteva vederla diversa da quella di tutti gli altri.........ma era la stessa luna......

Tai Chi Chuan..........



Il Tai Chi Chuan, la Lotta della Suprema Polarità, è un'antica arte marziale nata in Cina.
Questa disciplina, pur mantenendo sempre una forte connotazione marziale, ha messo in secondo piano quella che viene comunemente definita "marzialità esterna" cioè un'attenzione basata principalmente sul combattimento, e si è focalizzata su una natura più sottile, rivolgendosi prevalentemente alla "marzialità interna" cioè allo sviluppo e rafforzamento delle caratteristiche psicofisiche ed energetiche del singolo individuo. Quello che si basava su un confronto fra due avversari, qui è stato sviluppato in un'ottica differente, l'avversario non ha più un carattere di contrapposizione, ma diventa a sua volta un aiuto per progredire, per aumentare la consapevolezza e la sensibilità verso se stessi e quindi ancora verso gli altri.
Partendo da quello che in prima apparenza può sembrare un semplice esercizio fisico, si arriva ad entrare più profondamente nella natura personale, creando un legame attivo, sensibile ed indissolubile fra la mente, il corpo e l’energia interna, stimolando quindi le capacità di auto guarigione insite nel nostro fisico, che sono troppo spesso dimenticate o non ascoltate ed assecondate.

Il Tai Chi rifacendosi alle regole basilari della natura non ha veri confini territoriali o barriere culturali, ma è un valido metodo che ognuno di noi può applicare nella quotidianità per migliorare il proprio stile di vita, giorno per giorno.
Ricordo perfettamente la mia prima lezione di Tai Chi Chuan vissuta come allievo, ormai più di qualche anno fa. Non sapevo niente di Tai Chi ed ero arrivato a questa nuova esperienza carico di domande e di voglia di sapere, cercavo risposte, cercavo qualcosa che forse nemmeno io sapevo bene cosa fosse.Quella prima sera l'insegnante disse solo poche parole: "il Tai Chi è come prima cosa un'arte energetica fondata sul movimento e sull'esperienza; per tutto quello che riguarda la teoria ci sono nelle librerie decine di libri (ai tempi non c’era internet)  scritti da persone che sanno sicuramente meglio di me spiegare quali siano le radici storiche, filosofiche, marziali, mediche, che hanno portato noi a fare quello che ci stiamo apprestando a fare, qui, questa sera; la vera sostanza, come insegnavano i maestri cinesi, è "sentire e provare".In un primo momento rimasi molto contrariato da questo approccio; il Tai Chi era una cosa che avevo voglia di sperimentare anche e soprattutto sotto altri aspetti che non fossero solo quello diretto, sul campo, all'interno di una palestra. Mi ci sono voluti anni per capire quanto fosse vero quel pensiero, quel metodo; ci sono cose che vanno prima provate, sperimentate, ci sono porte che devono essere aperte, rigidità che devono essere ammorbidite, blocchi che devono essere compresi, avvicinati ed accettati.Dopo anni, mi ritrovo oggi in una posizione invertita, ora ho qualche risposta in più rispetto ad allora, ho letto quei libri di cui si era parlato quella lontana sera e devo tentare di accompagnare qualcuno che come me non sapeva niente di un mondo nuovo, particolarissimo ed estremamente affascinante,  invitandolo a  lasciare per una volta l'approccio mentale per provare, sperimentare questa arte che partendo dal movimento energetico ci porta ad una consapevolezza interiore e ci indica la strada verso una grande soglia: la conoscenza di noi stessi.

venerdì 6 gennaio 2012

Curcuma...




Ho scoperto questa interessante spezia in seguito all’acquisto di un libro che parla di alimentazione e salute, che cioè tenta di focalizzare l’attenzione su come gli alimenti venissero un tempo considerati anche da un punto di vista terapeutico, fino ad essere utilizzati come delle vere e proprie cure, prima dell’avvento della medicina moderna.
In internet ci sono molte più informazioni sulla curcuma di quanto io possa darne in questo breve spazio, mi interessa solo condividere alcuni concetti interessanti che sono spiegati su questo libro e che magari in rete non hanno modo di essere trattati in maniera altrettanto approfondita.

Il termine Curcuma deriva dalla parola araba kourkoum e viene anche chiamata “zafferano delle indie” o tumeric in lingua inglese. Si ricava dalla radice polverizzata dell’omonima pianta.


La polvere di curcuma ha un colore giallo veramente molto intenso (colora tutto quello con cui viene in contatto, anche se poi si lava abbastanza facilmente) è utilizzata come colorante naturale con il nome di “E100” e conferisce il colore giallo a vari prodotti alimentari tra i quali per esempio la senape.
La curcuma costituisce la componente base, aromatica, ma delicata del Curry, che come sappiamo non è una spezia, ma è una miscela variabile di spezie, la curcuma è presente in una percentuale del 20/30% e oltre all’aroma conferisce anche il tipico colore giallo al curry.
Per motivi che vedremo in seguito è interessante notare come nella composizione di base del curry siano sempre presenti anche differenti tipi di pepe.

La curcuma faceva già parte dei duecentocinquanta medicamenti vegetali menzionati in una serie di trattati medici orientali risalenti a circa 3000 anni prima della nascita di Cristo.
E’ uno dei principali componenti della medicina tradizionale indiana, la medicina ayurvedica, e di quella cinese. Secondo queste medicine la curcuma è un alimento dalle proprietà terapeutiche e purificatrici per l’organismo e viene utilizzata per prevenire e trattare una grande varietà di disturbi fisici, come quelli digestivi, la febbre, le infezioni, l’artrite, la dissenteria, l’itterizia, problemi di natura epatica, le congestioni e le emorragie.
A livello curativo viene utilizzata sia come spezia disciolta nei cibi che sottoforma di infuso o tintura madre.

I curcuminoidi sono le sostanze principali presenti nella curcuma, queste molecole sono responsabili della colorazione gialla, ma anche degli effetti benefici associati al suo consumo.
E’ interessante notare come nella medicina cinese venga attribuito un colore ben determinato ad ogni “elemento/movimento”. L’elemento principalmente legato all’alimentazione è l’elemento Terra, gli organi associati a tale elemento sono stomaco e milza ed il colore relativo è il “giallo”. Nell’antica Cina i dignitari di corte indossavano vesti di colore giallo, che rappresentava il colore della lealtà. Anche studi molto più recenti e molto meno orientali indicano il colore giallo come il più indicato per dipingere gli ambienti dove si soggiorna per consumare il cibo.

La medicina moderna ha appurato che la curcumina possiede diversi principi attivi farmacologici, tra cui proprietà antitrombotiche, ipocolesterolemizzanti ed antiossidanti, oltre ad avere un grande potenziale antitumorale. Numerosi studi hanno dimostrato che la curcuma sarebbe utile nella prevenzione e nel trattamento di vari tipi di tumore tra cui quello allo stomaco, all’intestino, al colon, alla pelle e al fegato, al seno e all’ovaio, prevenendo sia la comparsa del tumore sia il suo sviluppo.
Un particolare che potrebbe ridurre l’efficacia della curcumina è la sua debole biodisponibilità, ovvero lo scarso assorbimento da parte dell’organismo. Una molecola contenuta nel pepe, la piperina, aumenta più di mille volte l’assorbimento della curcumina. Interessante vedere come per esempio nel curry la curcuma ed il pepe siano sempre presenti, la saggezza popolare, ma anche il senso primordiale del gusto, hanno preceduto la scienza, questo è uno degli esempi che illustrano meravigliosamente bene il concetto di sinergia culinaria, di tradizioni gastronomiche, dove il consumo di un alimento contribuisce a potenziare l’effetto di un altro alimento presente nel medesimo ambiente.

L’aggiunta quotidiana di un cucchiaino da te di curcuma a zuppe, condimenti o piatti rappresenta un modo semplice, rapido per fornire un aiuto ad ampio spettro alla salute, tra l’altro ad un costo abbastanza contenuto.
La curcuma può essere utilizzata in tutti quei piatti dove sono previsti lo zafferano o il curry, avendo un sapore relativamente neutro, può essere usata per tutte le preparazioni salate, ma anche per quelle dolci, fornendo un tocco vagamente diverso ed esotico.
Io la uso per colorare la pasta fatta in casa, è interessante utilizzata come colorante negli impasti lievitati, per un danubio salato (ma anche dolce) o per la pasta sfoglia, si può diluire nell’acqua dove si farà cuocere la farina del cous cous per renderlo di un colore molto vivo e dargli un notevole aroma, soprattutto se abbinato ad un intingolo preparato senza spezie. La uso anche per colorare le creme dolci senza le uova (tipo ricotta e zucchero) poi si può utilizzare in qualsiasi intingolo, verdura stufata, risotto o pasta.

Chiudo la lunga disquisizione con una nota simpatica: la parola “spezia” deriva dal latino species che significa “moneta”. Nel medioevo le spezie venivano vendute in botteghe specializzate le “drogherie” e spesso le parcelle dei professionisti venivano pagate con pepe o altre spezie. Ancora oggi in francese per pagare in contanti si utilizza il termine “payer en espèces”.

Il libro dal quale ho raccolto gran parte delle informazioni contenute in questo post è stato scritto da due ricercatori del laboratorio di medicina molecolare ospedale Sainte Justine e Università del Quèbec a Montrèal.

“L’alimentazione anticancro” Richard Bèliveau e Denis Gingras ed Sperling & kupfer.

Cielo Anteriore & Cielo Posteriore


Secondo la visione orientale ci sono due periodi fondamentali che caratterizzano tutto quello che siamo in un determinato momento della nostra vita.
Il Cielo Anteriore, cioè tutto quanto ci arriva prima della nascita, il DNA tramandatoci dai nostri avi, l’eredità cromosomica, ma anche le energie fisiche e spirituali che hanno caratterizzato tutto il percorso precedente alla nostra nascita, definito anche  Eredità Karmica. E’ un pacchetto che ci troviamo e con il quale dovremo convivere e gestire nell’arco di tutta la vita, ci fornirà la base del nostro Essere, con pregi e difetti. Arrivandoci dal periodo che precede la nostra nascita, non ci è data possibilità di agire direttamente sul Cielo Anteriore.

Il Cielo Posteriore è il periodo che caratterizzerà il nostro Essere dal momento della nascita, tutto quello che ci succederà, tutto il Nutrimento che saremo in grado di procurarci dall’ambiente esterno, non solo nutrimento fisico, ma anche spirituale, psichico, affettivo.
Il nostro Cielo Posteriore, è il nostro prenderci cura di noi e del mondo che ci ruota intorno, a differenza del Cielo Anteriore, qui avremo ampia possibilità di agire per migliorare quello che siamo e possiamo farlo a 360°

Non ci resta che augurarci buon lavoro…...